venerdì 9 gennaio 2009

Il fascino delle verticali

Il fasciono delle verticali

Nelle città dell’Asia investite dal boom immobiliare, nascono come funghi decine di edifici a sviluppo verticale. Nell’ultimo decennio, a Shanghai ne sono sorti diverse migliaia. In questo momento in tutto il mondo si stanno erigendo più grattacieli che in qualsiasi altro periodo storico. Né il rischio sismico –considerato che attualmente l’edificio che ha toccato il record mondiale in altezza si trova a Tapei, una delle città a maggior rischio di terremoti- né il pericolo di attentati in seguito all’11 settembre 2001 sono riusciti a frenare la proliferazione di questa tipologia. Al contrario: si preannunciano nuovi record in altezza, mentre illustri studi di ingegneria lavorano alla progettazione di strutture in grado di garantire la sicurezza anche in seguito all’impatto di un aereo.
Sotto l’aspetto ecologico ed economico, i grattacieli sono alquanto dibattuti; in Europa in particolare, si tende a mettere in discussione la compatibilità di ogni progetto con lo sviluppo urbano. In altri termini, gli edifici a torre hanno un ruolo decisivo nella genesi della città come punto di orientamento o come segno nel paesaggio.
A prescindere dagli aspetti positivi o negativi, gli edifici alti suscitano una particolare emozionalità. In ultima istanza, le motivazioni che inducono a realizzare un edificio alto sono poco razionali e spesso antieconomiche. In determinati contesti ad elevata densità urbana, nell’impossibilità di rinunciare all’edificio alto, il grattacielo viene progettato solo per scopi propagandistici, implicando sempre la scelta di una forma appariscente: di recente, in un periodo storico in cui tutto sembra essere possibile, emerge dai concorsi una tendenza alle forme organiche.
Renzo Piano viaggia in controtendenza: nel grattacielo del New York Times il concetto formale poco spettacolare è compensato dal progetto di una facciata che seleziona l’apporto termico, pur garantendo un’ottimale illuminazione naturale e raffinati particolari costruttivi. Christian Schittich